Il Museo Civico “Carlo Gaetano Nicastro”
Il Museo civico, allestito nelle sale di Palazzo Pisani, all’interno del centro storico, rappresenta una tappa fondamentale per la conoscenza di Bovino e del suo territorio.
Il Museo nasce nel 1925 su iniziativa di un medico locale, Carlo Gaetano Nicastro, appassionato di antichità, al quale è attualmente intitolato. Al ricco nucleo originario, si sono aggiunti negli anni altri reperti archeologici, per lo più frutto di rinvenimenti di fortuna o di donazioni, che contribuiscono a ricostruire il quadro storico e materiale della città nel corso dei secoli.
Significativa è la sezione preistorica e protostorica, nella quale fanno da padrone le Stele antropomorfe nel quadro della cultura dauna, oltre alle testimonianze della produzione industriale (punte, lame, raschiatoi in selce e ossidiana d’importazione) e artigianale (ceramica decorata) dell’età neolitica e del Bronzo. All’Età del Ferro sono attribuite due ceramiche in bucchero.
Più consistenti i materiali ricadenti nella sezione romana: epigrafi, sculture, un ampio tappeto musivo, riferibile ad una domus di età imperiale (in via Lastene), materiali ceramici di produzione locale e d’importazione (sigillata italica e africana, lucerne, unguentari, coppe dipinte), ceramica dauna, strumenti bellici (cinturioni e punte di lancia in bronzo), oltre ad una raccolta numismatica.
Nella sezione medievale e postmedievale confluiscono sculture e pezzi architettonici dalla Cattedrale e dalla chiesa di San Pietro, brocche con la tipica decorazione “a bande rosse”, numerose maioliche smaltate rinascimentali e moderne.
Di non minore importanza è la collezione paleontologica. Dei circa 150 reperti, provenienti dalla zona, la maggior parte sono attribuiti ad organismi invertebrati marini, dal Miocene al Quaternario, pochi i reperti appartenenti ai vertebrati.
(Simone Schiavone)
Le mura dell’Acquedotto Romano
Oltre ai reperti presenti nel Museo Civico, Bovino lega la memoria del suo passato anche a numerosi resti archeologici che si trovano all’interno della cittadina e nei suoi immediati dintorni. una testimonianza significativa e interessante che, con le mura, rappresentano la maggiore evidenza della organizzazione urbanistica dell’abitato e del suo territorio, in epoca romana, è costituita dai ruderi dell’Acquedotto, del quale sussistono ampi tratti nella località “Nocelleto”, a pochi chilometri dall’abitato attuale, che conserva chiaramente nel toponimo “Mura d’arco” o “Mura delle Acque”, il ricordo dell’antico sistema idraulico. Le rimanenti strutture murarie a vista, su un tracciato ad andamento planimetrico poligonale, con uno sviluppo complessivo di circa 800 metri, hanno il paramento in opus incertum, con una tessitura più irregolare rispetto a quella della cortina delle mura urbiche, elemento che ha indotto a ritenere probabile la priorità cronologica di questa complesso extraurbano rispetto alle mura della città. Tre sono i muri più importanti del tratto aereo: due sono ai lati della strada provinciale che va verso la cittadina di Accadia e il terzo si innalza invece lungo la strada che porta a Panni.
Il Museo Diocesano
Allestito all’interno di due sale, dai soffitti a cassettoni in legno policromo, del Palazzo Ducale, il Museo raccoglie buona parte dei pezzi del cosiddetto “tesoro della Cattedrale”. Tra i numerosi oggetti liturgici, si segnalano: due crocifissi, uno in rame su supporto ligneo (XIV-XV sec.) e l’altro, sempre su legno, in argento sbalzato e cesellato con pietre incastonate sui bracci, appartenuto al vescovo Tolosa; un ostensorio a piramide in rame dorato e smalti, attribuito a Pietro Vanini, del XV sec.; allo stesso maestro è attribuito anche un braccio-reliquario; un calice in bronzo dorato, rifinito con smalti, e una patena in bronzo, decorata a sbalzo, entrambi risalenti alla prima metà del XIV secolo. Tra i numerosi capi di vestiario appartenuti ai vescovi della Diocesi di Bovino, i più antichi sono: una mitra in broccato ricamato con fili d’oro, d’argento e paillettes dorate, di fabbrica napoletana (seconda metà del XVIII sec.); una pianeta in seta verde e intarsi in seta policroma (fine del XVI sec.); dello stesso periodo, un piviale in seta con ricami verdi su fondo giallo, di scuola veneziana. Testimoni della notorietà, che la Chiesa di Bovino dovette rivestire nel corso dei secoli, sono i busti lignei policromi, che custodiscono le reliquie dei santi rappresentati, e una preziosa tela di scuola caravaggesca (XVI sec.), eseguita dal Mattia Preti o da un allievo a lui molto vicino e riproducente il “Martirio di San Sebastiano”.
La Biblioteca Diocesana
Aperta al pubblico dal 1997, custodisce circa 10.000 volumi, appartenuti alla Curia Vescovile e alla Biblioteca dei Duchi di Guevara. Si conservano documenti della Chiesa locale, che ne ripercorrono la sua secolare storia: codici miniati e diplomi (XII-XV sec.), pergamene (XI-XIX sec.) e manoscritti. Testi di particolare rarità sono un incunabolo e 74 cinquecentine di vario contenuto, oltre a testi di carattere letterario, filosofico, teologico, storico e scientifico, che si datano dal XVII al XIX secolo.