Bovino
… paese che scherza col cielo,
o forse è una scala di qualche gigante,
bianca di calce e di pietre, che sale la cima di un colle.
…o forse una vecchia signora che sogna,
vestita di nebbia e di vento,
una danza sui tetti coperti di muschio,
sui sassi baciati dal tempo, che posa i suoi passi
accanto a portali di pietra.
…Bovino ha una torre e un castello,
e, dentro, c’è un pino antico e contorto
… o forse Bovino è il sogno di un pino che sogna un paese.
(Mario Bernardini)
Qualunque sia il tempo e il motivo per cui il visitatore decidesse di avvicinarsi alla scoperta di questo plurisecolare e plurifunzionale monumento, egli non potrà non restare affascinato dalla sua maestosa e imponente mole.
Il Castello si colloca su uno sperone roccioso e domina su tutto il “Vallo di Bovino”, famoso per le scorrerie di briganti che, fino all’avvento dell’Italia unita, presero ad assaltare e depredare carovane e carrozze che, dalla Campania, per raggiungere il versante adriatico, erano costrette ad attraversare questa angusta e pericolosa gola tra le montagne. La sua posizione strategica è testimoniata dalla continuità di occupazione: rocca di età romana, secondo la tradizione locale; poi, baluardo difensivo dei Longobardi e dei Bizantini, come sembra attestare la torre “a cavaliere”; maniero, in età feudale, sotto la famiglia di Loretello, Signori di Bovino dal 1059 al 1182. Alla fine del XI secolo, il generale Drogone, a capo delle truppe normanne, lo rase al suolo e sulle sue rovine eresse il nucleo iniziale del Castello, attorno alla torre circolare adagiata sul barbacane troncopiramidale. Alle sue spalle, il Cassero è quanto rimane della residenza del luogotenente dell’esercito di Federico II di Svevia, del cui passaggio ne è una chiara testimonianza la bifora gotica, che originariamente ornava, assieme ad altre, le finestre del Cassero stesso e che oggi si ammira sulla facciata principale del Castello. Nei secoli successivi, il Castello fu a più riprese sfruttato sia per la sua posizione strategica sull’arteria stradale che attraversava la valle, ma anche come luogo di residenza e soggiorno da personaggi e dinastie di grande fama: Manfredi, figlio di Federico II; gli Angioini, sovrani del Regno di Napoli, gli Estendardo, loro parenti, e la famiglia spagnola dei de Guevara, residenti fino al 1961. Sotto la loro dominazione, il Castello fu ampliato con la creazione, sul lato est e sud, di un ampio corpo di fabbrica, dalla tipica architettura seicentesca, di una torre dell’orologio del 1700 e di un elegante giardino pensile. Qui furono ospitati importanti letterati, come Torquato Tasso e Giovan Battista Marino, e illustri personaggi, tra i quali si annoverano il papa Benedetto XII e Maria Teresa d’Austria.
Le stanze del Palazzo Ducale offrono al visitatore la possibilità di apprezzare il ricco arredamento e di visitare la piccola ma suggestiva cappella privata con pavimento in maiolica, detentrice di un frammento della sacra Spina della corona di Cristo, di un lembo di porpora della Sua veste e di varie reliquie di Santi, donate dai papi Gregorio XIII e Innocenzo VIII alla corte dei Guevara, loro parenti.
(Simone Schiavone)