Pro Loco Bovino UNPLI

Le Altre Chiese


Le altre chiese


“La Chiesa ha la forma di una famiglia speciale, non di una setta esclusiva, chiusa e la Chiesa non può che avere la forma di una casa accogliente, con le porte aperte, sempre, le chiese e le parrocchie con le porte chiuse non si devono chiamare chiese, ma musei”
(Papa Francesco)


Chiesa di San Pietro

E’ la chiesa più antica di Bovino: un monumento di rara bellezza per la suggestiva semplicità del suo stile romanico. Sorta sulle rovine di un antico tempio pagano, dedicato ad Ercole in epoca romana, fu edificata, nel 1099, dal Vescovo Gisone I. Nel corso dei secoli ha subito numerosi cambiamenti e radicali trasformazioni che ne hanno modificato l’aspetto originario. Attualmente presenta un duplice stile: barocco nella navata e romanico – bizantino nel presbiterio. Il tempio è a unica navata, con avanzi di colonne granitiche di epoca classica e capitelli scolpiti.
Nella parete di fondo si aprono tre absidi semicircolari, tipiche delle chiese basilicali. Ha due ingressi, dei quali, quello secondario, è arricchito da due colonnine di granito di epoca lontana. All’interno della chiesa, in cui si leggono chiaramente i prestigiosi documenti della vetustà e della primitiva bellezza, si possono ammirare in particolare il fonte battesimale, rappresentato da una grande vasca amisferica in pietra che poggia su una base decorata di stile bizantino, e l’artistica tela d’autore, di scuola caravaggesca o della Scuola napoletana del ‘700 (Ribera), attribuita al Maestro di Bovino, raffigurante il “Martirio di San Pietro “.


Chiesa del Rosario

La chiesa presenta una struttura architettonica di ampio respiro gotico. Il portale, rettangolare e a fronte orizzontale, è del 1754 e porta incassata, nel fregio, un’iscrizione del 1205 che accenna alla costruzione della prima chiesa, per opera del Vescovo Roberto, dedicata all’Arcangelo Michele. Le diverse modifiche apportate al tempio, in epoche diverse, ne hanno modificato notevolmente l’aspetto primitivo così da divenire, nel tempo, un insieme discordante di forme e di stili. Nel 1422 la Chiesa venne notevolmente ampliata e acquistò l’aspetto di un dignitoso edificio sacro dalle sobrie e suggestive linee gotiche. Di un certo rilievo artistico, conserva, al suo interno, un caratteristico organo del 1740 e un’artistica Tela, del 1631, rappresentante “San Domenico con Madonna e Sante”. Di pregevole fattura è la statua della Madonna del Rosario, in legno di cirmo, scolpita e dipinta interamente a mano.


Chiesa dell’Annuziata

Si trova all’inizio dello storico rione “Portella”. Ha il portale di stile rinascimentale e un bel campanile di pietra di Trani, eseguito su disegno del Lamarra. E’ conformata a croce latina, con abside semicircolare e cupola di bella fattura. Le decorazioni sono a stucco con qualche affresco del Lamarra e medaglioni a bassorilievo, rappresentanti le sette festività della Vergine. La chiesa anticamente era dedicata a S. Andrea Apostolo, del quale si conserva ancora la statua lignea, del XVI secolo, di apprezzabile valore artistico. Interessanti sono anche il coro neoclassico e la Tela d’altare, raffigurante L’Annunciazione, del pittore bovinese Michele Lombardi. Sotto la chiesa si estende un’ampia cripta, delle stesse dimensioni del tempio sovrastante, dove in passato venivano sepolti i confratelli.


Chiesa di Santa Maria delle Grazie

Viene chiamata comunemente la “Chiesa dei Morti”, perché in essa ha sede e vi ufficia la Confraternita delle Buona Morte. Esempio di architettura neoclassica, ha un bel prospetto di travertino, della prima metà del 1800, a un solo ordine, con nicchie e paraste ioniche. Della primitiva chiesa rimane solo il caratteristico campanile, con spigoli di pietra arrotondata a guisa di colonne murate e cella campanaria in mattoni. E’ l’unica chiesa di Bovino ad avere una cripta, che in passato era usata per sepolture. Vi si venera il Corpo di SAN CELESTINO MARTIRE, che è contenuto in un’ artistica urna insieme ad un’ ampolla col suo sangue. La festa si celebra la seconda domenica di ottobre. L’interno della Chiesa contiene decorazioni in stucco di buona fattura ed è arricchito da tele dipinte, del XVIII secolo, di un certo pregio artistico.


Chiesa di San Francesco con annesso convento

Fondata nel 1427, sulle rovine di un antico tempio dedicato ad Augusto, ha il carattere di chiesa monastica minoritica. L’interno è ad unica navata e conserva le due belle sculture in legno di San Francesco, eseguita dal Buonfiglio nel 1792 e l’altra di Sant’Antonio di Padova, realizzata da Iacopo Colombo, nel 1700. Sulla volta del Presbiterio si può notare anche un bel dipinto a olio, raffigurante “San Michele che atterra il demonio” . Accanto alla chiesa vi è l’ex Convento dei Padri Conventuali, poi Asilo Infantile affidato alle cure delle Suore di Sant’Anna. Bello e caratteristico è il piccolo Chiostro, con archi a tutto sesto e pilastri in pietra lavorata.


Chiesa del Carmine

In passato faceva parte del complesso conventuale dei Padri Gesuiti, fondato, nel 1605 dal Vescovo Tolosa. Dismesso nel 1636 il Collegio dei Gesuiti, vi subentrarono i Carmelitani Scalzi che si presero cura della Chiesa, dedicata alla Madonna del Carmine, ricorrente il 16 luglio di ogni anno. Sulla sinistra della facciata, piuttosto semplice, può invece ammirarsi il bellissimo campanile neoclassico, a due piani, con parate e colonne angolari di ordine tuscanico e coronamento a trabeazione dorica. L’interno della chiesa è ricco di decorazioni a stucco e conserva due artistiche tele, del ‘700, dedicate rispettivamente a S. Teresa d’Avila e a S. Maria Maddalena. Bella e interessante è anche la tela raffigurante la “Madonna della Misericordia”, attribuita al pittore bovinese Michele Lombardi.


Chiesa di Sant’Antonio

La fondazione della Chiesa, oggi felicemente incastonata nel verde della Villa comunale, risale al 1618 e fu fatta costruire dal duca Don Giovanni Guevara e dalla Duchessa Giulia Boncompagni, per un voto fatto a San Francesco d’Assisi. Al 1623 risale invece l’annesso Convento, costruito per ospitare i Padri Cappuccini, ai quali venne affidata la cura della Chiesa. In origine il Tempio era ad una sola navata, avendo, sulla destra, tre cappelle, ma nei tempi successivi ha subito notevoli e importanti modifiche che ne hanno compromesso l’originario impianto. Nell’interno della Chiesa, sull’altare maggiore seicentesco, s’innalza un artistico polittico di tele dipinte ad olio, del 1664, attribuite, in parte, a M. Regolia.
Di notevole pregio artistico è il Tabernacolo di ebano, con intagli e intarsi in avorio e “cupola a padiglione, sormontata da una croce anche in avorio, e sostenuta da colonnette corinzie”, opera del Persico, del 1627. Nella navata destra, dedicata a Sant’Antonio da Padova, si può ammirare una bella statua del Santo, di scuola veneziana.


Il Santuario di Valleverde

L’ origine del Santuario di Valleverde è legata all’Apparizione della Vergine, avvenuta in sogno a Nicolò, nella primavera del 1266. La primitiva e semplice chiesetta, eretta a ricordo dell’avvenimento, ampliata e resa accogliente nel corso dei secoli, è stata abbattuta, nel 1987, per far posto al nuovo e moderno Santuario, inaugurato, il 25 maggio 1987, dal Santo Padre Giovanni Paolo II e consacrato da Mons. Salvatore De Giorgi, Arcivescovo Metropolita di Foggia-Bovino, il 7 giugno dello stesso anno. La nuova costruzione, ricca di marmi pregiati, di belle sculture e di vetrate a colori, è a pianta triangolare, con i vertici smussati, ed è composta dalla Chiesa, dalla Sacrestia e dalla Cripta, che conserva l’altare e la balaustra in marmo della vecchia chiesa, insieme ad altri cimeli in metallo e in pietra.
Tra le opere d’arte che si possono ammirare all’interno del Santuario, spicca, per suggestione e preziosità artistica, la stupenda statua della “Madonna di Valleverde con il Figlio in braccio”. La statua è stata restaurata dall’artista fiorentino Pellegrino Banella, nel 1965, che oltre ad aver scolpito una nuova statua del Bambino, ha avuto il grande merito di aver riportato in luce la policroma scultura originaria, del tardo Duecento, abbondantemente ricoperta, a partire dalla fine del ‘500, da ricche vesti seriche ricamate e dalla leziosa parrucca a biondi riccioli. Scrive Mons. Barone: “L’immagine della beata Vergine è su legno resistente, forse di cedro, di quercia o di pino. E’ un tavolo di grande spessezza con l’effige ad alto rilievo, di cui solo la testa presenta la sua integrità: il resto della persona è intagliato a metà. La statua è seduta su una sedia a braccioli, benché il modo in cui fu vestita e adornata presenti l’aspetto di una persona in piedi. La Madonna ha la mano destra in atto per benedire, e sulla sinistra sostiene il Bambino Gesù che ha similmente la destra atteggiata a benedizione, e sulla sinistra sostiene il piccolo globo. Verso di lui spirante gioia dal bel viso vivace e sorridente, guarda la Madre con tenerezza pensosa. L’atteggiamento, l’aspetto, lo sguardo benevolo, da cui si sprigiona un pudore verginale, imprimono un carattere nobilissimo a questa antichissima immagine, incommensurabile tesoro della nostra città”.